sabato 14 gennaio 2017

Step three: scegliere l'integrale

Questa è forse la parte più difficile, l'abitudine più radicata in noi italiani.

Lo si vede già dagli scaffali del supermercato: la pasta per eccellenza è bianca, raffinata.
Trafilata al bronzo, pregiata e tradizionale ma... povera dal punto di vista nutrizionale.
Poca scelta nei formati e nelle marche per quella minoranza che sceglie l'integrale, spesso inserita nel reparto "cose esotiche stravaganti snob intellettualoidi" e a prezzi esorbitanti.
Eppure si tratta di un alimento base, che la maggioranza consuma tutti i giorni. E' necessario, quindi, trovare un buon compromesso qualità-prezzo.

Io onestamente ho provato diversi marchi di pasta integrale. Mi piace abbastanza e piace ai bambini, a mio marito purtroppo proprio no.
Più che altro la consumo con condimenti cremosi tipo pesti di verdure crude, ai quali aggiungo un cucchiaio di ricotta e olio a crudo.
A quanto pare la Barilla, che sembra essere quella più facile da far accettare proprio perchè simile alla pasta bianca, non è infatti una vera integrale, come spiega la casa stessa il grano integrale viene sottoposto a un processo di perlatura per eliminare la parte più esterna del chicco.

In ogni caso, oltre alla pasta, quello che ho imparato a mangiare, e che mi piace moltissimo, sono i cereali a chicco, esclusivamente integrali (escluse quindi le versioni "perlate", nonostante gli evidenti vantaggi nei tempi di cottura).

Quindi via libera a orzo, farro, farro spezzato, riso, miglio, quinoa, amaranto, avena.

Spesso aggiunti direttamente in pentola a pressione nelle minestre o cotti "per assorbimento", quindi finchè non hanno assorbito tutta l'acqua di cottura, per non sprecare nulla delle proprietà nutrizionali che andrebbero perse "scolandoli" come facciamo per la pasta.



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